Cosa si può donare

da viventi


Nel nostro Paese le donazioni da vivente di rene e fegato sono molto frequenti e, in media, si fanno più di 300 interventi l’anno. A livello nazionale si lavora per aumentare il numero delle donazioni di rene da vivente, promuovendo questa opportunità terapeutica tra i pazienti e i medici dei centri dialisi. Generalmente, queste tipologie di interventi si eseguono tra consanguinei o persone affettivamente correlate (come moglie e marito). La maggior parte dei centri autorizzati al trapianto di rene da vivente eseguono il prelievo dell’organo con tecniche mini-invasive, come la laparoscopia.
La donazione di organi da vivente è strettamente regolamentata da leggi, decreti e protocolli che garantiscono la gratuità e libertà del gesto.

da non vivente

Il trapianto di organi è un intervento chirurgico in un organo malato, non più funzionante, viene con uno sano dello stesso tipo proveniente da un altro individuo (donatore). Per la maggior parte degli organi e per i trapianti multiorgano – due o più organi – il prelievo avviene da donatore non-vivente, nel caso invece di trapianto di un rene o di una parte del fegato il donatore può essere vivente (si può infatti continuare a vivere con un rene solo e con un fegato non completo perché in grado di rigenerarsi da solo). Nel caso in cui il donatore sia deceduto, il prelievo degli organi sarà possibile solo dopo l’accertamento di morte e in tempi brevi, in modo da assicurare la funzionalità degli organi da trapiantare. Spesso il trapianto risulta essere l’unica terapia in grado di consentire al malato di continuare a vivere.

Vengono normalmente trapiantati i reni, il cuore, il fegato, i polmoni, il pancreas e l’intestino. Di questi il trapianto di cuore, fegato e polmone costituiscono degli interventi salvavita, mentre il trapianto di rene rappresenta una valida alternativa terapeutica per malati che altrimenti dovrebbero sottoporsi a dialisi, una cura efficace ma molto vincolante per la quale ogni paziente deve sottoporsi a diverse sedute settimanali di 3-4 ore ciascuna.

Esiste anche la possibilità di trapiantare tessuti omologhi, ossia dello stesso tipo di quello da sostituire e proveniente da un altra persona, quando non da una parte del corpo dello stesso paziente diversa da quella danneggiata. Il trapianto di organi e quello di tessuti si differenziano, oltre che ovviamente per la parte trapiantata, anche per il fattore “tempo” che è importantissimo per gli organi, mentre per i tessuti non si presenta la stessa emergenza.

Il trapianto di tessuti è un trapianto che viene detto “migliorativo”, in grado cioè di migliorare la qualità della vita dei pazienti, e preferibile a protesi biologiche o materiali artificiali. I tessuti vengono prelevati da donatori viventi o deceduti in base al tipo di tessuto, e possono provenire da elementi ossei (es. testa di femore) o muscolo-scheletrici (cartilagini, tendini), tessuti cardiovascolari (arterie, vasi, valvole cardiache), tessuto oculare (cornea), dalla cute e recentemente anche dalla membrana amniotica.

Nonostante i trapianti di tessuti abbiano un impatto minore sui media e sull’immaginario collettivo rispetto a quelli di organi, costituiscono tuttavia un settore della medicina in rapida espansione e che offre notevoli possibilità terapeutiche. Per limitare al massimo i rischi di trasmissione di infezione durante il trapianto di tessuti e cellule occorre garantirne la qualità e la sicurezza. La direttiva 2004/23/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio definisce i parametri di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, l’analisi, la lavorazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule d’origine umana. I tessuti vengono conservati nelle banche dei tessuti, strutture sanitarie pubbliche preposte alla conservazione e distribuzione dei tessuti stessi, che verranno in seguito trapiantati.

Il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta una terapia salvavita consolidata e di grande successo per la cura di numerose e gravi malattie del sangue, anche se in questi ultimi anni le indicazioni terapeutiche sono state notevolmente ampliate. Le cellule utilizzate nel trapianto sono le staminali emopoietiche progenitrici di tutte le linee cellulari del sangue, il che significa che sono in grado di generare globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Le staminali vanno incontro a un processo di maturazione e differenziamento che dà luogo a cellule sempre più specializzate. Fondamentale è anche la loro capacità di replicarsi; il loro numero rimane infatti invariato durante tutta la nostra vita anche se dovessero in parte venire prelevate, come avviene quando si dona il midollo osseo. Le cellule staminali emopoietiche si trovano nel midollo osseo, nel sangue periferico e in quello cordonale.